(p.z.) In questa foto, ecco il buon bottino di castagne realizzato in un’oretta di “caccia” presso la selva castanile retrostante l’Ala materna di Rovio. Un luogo generoso per eccellenza, se parliamo di pane dei poveri e da sempre frequentato anche dai milanesi golosi di castagne! Ebbene, da due o tre anni, la selva di Rovio in autunno era una tristezza… Ma quest’anno i segnali di ripresa ci sono eccome!
Le castagne rialzano la testa nel Mendrisiotto? Potrebbe essere troppo presto per dirlo ma anche in Valle di Muggio si ricomincia a verderne alcune, come conferma Silvia Ghirlanda, curatrice del Museo etnografico della Valle di Muggio a Cabbio. A lei chiediamo se ci sia qualche speranza che possa essere caricata la graa a Cabbio. “È troppo presto per saperlo, ma credo che sarà difficile avere castagne a sufficienza. Forse potrebbe diventare più possibile il prossimo anno, sempre che l’insetto che contrasta il cinipede continui a sconfinare dall’Italia”. Pensate che i segnali di ripresa che si notano qua e là siano la conseguenza dell’insetto antagonista che sconfina? “Così sento dire dagli esperti. Dicevano che ci sarebbero voluto 5 o 6 anni per constatare dei miglioramenti, ma direi che già quest’anno si muove qualcosa. Quanto alla graa della Valle di Muggio, lo scorso anno avevamo gettato la spugna. Non c’erano più castagne neppure in Val Bregaglia dove da due anni andavamo a prenderle. In pratica il cinipede lo scorso anno è arrivato anche in quelle terre”… ed ha messo ko le castagne. “Ora la speranza è di potere riattivare la graa nei prossimi anni, poiché è peccato interrompere una tradizione. Di solito si procede alla battitura l’ultima domenica delle vacanze dei morti”.
• Quest’anno nessuna
raccolta centralizzata
I segnali di ripresa registrati in alcune località non bastano. L’Associazione dei castanicoltori della Svizzera italiana ha così deciso di non organizzare – come in passato – la raccolta centralizzata delle castagne. I dati generali del Cantone sono impressionanti: nel 2006 il raccolto era stato buono e calcolato attorno alle 60 tonnellate. Lo scorso anno si è giunti sì e no ad una tonnellata e mezza. Il 2014 potrebbe fare un “bottino” di 200 chili.a guerra in corso in Ticino mette a rischio la sopravvivenza del castagno. Da una parte c’è il cinipede (che ha intaccato gran parte dei castagni della Svizzera italiana). Dall’altra c’è il Torymus sinensis detto l’insetto antagonista che tenta di scalzare il cinipede e guarire le piante. Ci vorrà del tempo e gli esperti si chiedono se questo “frontaliere” (introdotto in Italia ma non in Svizzera) riuscirà a salvare il pane dei poveri prima che le piante deperiscano.