
Nella teca, appena scivolato via il vetro che li protegge, ecco i libri delle genesi. La genesi del Comune quando si chiamava Vicinìa. 1559 -1594 (1690), scritti in latino fino al 1578. Giulio Cattaneo, uomo di grande cultura, da anni si prende a cuore le carte del suo paese e alterna la vita tra Meride e Venezia, dov’è stato console; e in cui ha fatto preparare i bei teli che adornano il museo con le grandi riproduzioni di alcuni esemplari della flora del Monte San Giorgio, come il giaggiolo e la rosa canina. Una fortuna avere persone così, nei villaggi. Ma si vede che la cura della memoria a Meride è di lunga tradizione. Lo insegna proprio la storia dei libri dell’antica Vicinìa, alcuni dei quali, i più preziosi, quando ci fu l’incamerazione dei beni da parte del Cantone, verso il 1815, per proteggerli da un futuro incerto, vennero fatti sparire, per essere ritrovati, sani e salvi, in un’epoca più sicura.
Ora hanno ricevuto una dimora fissa, nelle nuove sale del Museo parrocchiale insieme ai due tomi della storia meno antica della Vicinìa, i soli che furono prontamente consegnati quando l’autorità laica ne ordinò la consegna. E che sono stati dati alla Parrocchia, in modo ufficiale, quando è finito anche il secondo capitolo della storia dei Comuni ed è iniziato il terzo, quello delle aggregazioni.
Li si può sfogliare, con la delicatezza del caso, per ritrovare, per esempio, i soprannomi delle famiglie e delle persone, come Giovan Maria “Baretun”, per via del berretto che l’uomo portava per ripararsi dagli schizzi della calce; o le brevi cronache della comparecia, l’incontro in cui si discuteva del mantenimento dei terreni; ecco anche i nomi dei pastori che fino a metà del Novecento giungevano dalla Valle Maggia, da Avegno in modo particolare.Per intanto il nuovo Museo parrocchiale di Meride rimane aperto dalle 14 alle 17. Non è difficile immaginare che le visite saranno numerose, considerata la bellezza di quanto viene esposto e la cura con cui gli oggetti sono stati restaurati. L’ultracinquecentesca parrocchia ha investito sinora circa 300 mila franchi compreso l’acquisto dello stabile in piazza per destinarlo alle mostre temporanee (fino ad ottobre: opere dell’arch. Arnaldo Alberti). Il presidente Pascal Cattaneo, a nome del Consiglio parrocchiale, spiega che il lavoro non è certo terminato: si procederà con i restauri, ulizzando le offerte, ma anche i ricavi degli affitti degli stabili di proprietà dela parrocchia; e per rendere più accessibile il museo, si sta valutando la collaborazione con le guide del Monte San Giorgio, a partire dal 2015, e la disponibilità di un gruppo di persone del villaggio. Per avere informazioni sull’accessibilità al museo sono a disposizione un numero di telefono, 091 646 20 29 e un indirizzo e-mail, pasc32@icloud.com
Le sale del museo, la cui direzione lavori è stata curata dall’arch. Désiree Rusconi, sono quattro. Si chiamano Monte San Giorgio, Francesco Antonio Giorgioli, Giorgioli ebanisti; la quarta ha un nome particolare, Scalmegna (scalae moenibus) e si trova in una volta sotto il piano della strada. La Scalmegna era uno degli ingressi sotterranei del villaggio, costituiti da lunghe gallerie che portavano nel cuore del paese, fino alla chiesa di San Silvestro. Più tardi vennero utilizzati per metterci gli animali, al riparo da orsi e lupi (l’ultimo orso è stato ucciso nel 1740 da un certo magno da Tremona, spiega Giulio Cattaneo, curatore del museo. Insieme a piviali, crocifissi, stendardi delle confraternite (che pure collaborano attivamente alla costituzione del museo, insieme a diversi cittadini che hanno donato oggetti) si possono ammirare i modelli in gesso che Francesco A. Aglio (1817-1868) realizzò con motivi del Risorgimento italiano, Battaglia di Mombello con Vittorio Emanuele II, L’Amicizia della Francia con l’Italia e Garibaldi alla battaglia di San Fermo.Sulla Montagna, con ad altri tre luoghi d’interesse
Intanto si sta lavorando per promuovere il museo nel migliore dei modi. E’ già stato dato l’incarico per realizzare il sito internet, in vista la pubblicazione di una brochure da distribuire nella rete museale della Svizzera italiana e in quella del turismo. Continuerà pure la raccolta di fondi per il restauro ulteriore di opere d’arte, già programmato per il periodo 2015-2016.
Il museo parrocchiale di Meride si affianca, di diritto, al vicino Museo del Monte San Giorgio, al non lontano insediamento archeologico di Tremona e a quanto si vorrà fare ad Arzo per valorizzare le cave.