Il CO2 non è considerato un inquinante ma il riscaldamento del clima dovuto alla combustione ha indotto i vari paesi, Svizzera compresa, ad imporre una tassa. Dal gennaio di quest’anno è stata aumentata quasi del doppio. A pagarla sono anche gli inqulini dei palazzi. E non tutti sono contenti.
In Ticino, rispetto all’anno precedente, nel 2013 il biossido d’azoto (o diossido d’azoto), NO2, registra una leggera diminuzione dei valori. Sull’Informatore del 27 giugno, nella pagina speciale dedicata ai trasporti collettivi, un passaggio non chiaro porta alla conclusione che i valori di NO2 sono aumentati. In realtà, come appena indicato, sono leggermente diminuiti. Una lettrice di Chiasso, Cristiana Maspoli, notata questa imprecisione, che ora abbiamo corretto, scrive che il problema di questo inquinante rimane. E pure quello del CO2.
A giusta ragione.
Infatti il recente Rapporto sulla qualità dell’aria conclude che bisogna impegnarsi di più per rientrare nei parametri ordinati dalla Confederazione. Il diossido di azoto è un forte irritante delle vie polmonari; già a modeste quantità nell’aria provoca tosse acuta, dolori al torace, convulsioni e insufficienza circolatoria; e danni irreversibili all’apparato respiratorio, in particolare ai polmoni. Sono soprattutto i motori diesel ad emettere questo gas che è ritenuto cancerogeno. Il diossido d’azoto funge anche da amplificatore per effetti nocivi dovuti ad altri inquinanti, come le polveri fini, PM10. Sull’ambiente e la natura grandi quantità di NO2 agiscono negativamente su animali, piante ed ecosistemi, in particolare concimando in modo eccessivo i terreni.l
Sforzi vanificati,
percorsì più km
La rapida diminuzione constatata in Ticino negli anni Novanta, attribuibile all’introduzione del catalizzatore e ad altri provvedimenti di natura tecnica, ha subìto purtroppo a partire dagli anni 2000 un rallentamento. Questa evoluzione – si legge nel Rapporto pubblicato dal Cantone – può essere ricondotta a diversi fattori: da una parte all’aumento delle percorrenze chilometriche e dall’altra all’incremento delle vetture diesel in circolazione, che hanno in parte annullato il beneficio conseguito col miglioramento tecnico dei veicoli. “Infatti, per rispettare le norme sempre più stringenti in materia di emissioni di polveri, i motori diesel più recenti emettono più NO2 rispetto ai modelli precedenti”.
C’è di che preoccuparsi, ben sapendo che in Ticino la fonte principale di NO2 è il traffico stradale – locale ed importato dall’autoStrada e dai frontalieri – responsabile di circa il 70–75% delle emissioni di questo inquinante. “Non stupisce quindi che i superamenti del valore limite annuo stabilito dall’OIAt (30 microgrammi/m3) vengano registrati soprattutto nei principali agglomerati lungo le strade maggiormente trafficate, come ad esempio a Mendrisio, con una media annua di 46 microgrammi/m3”, si legge nel Rapporto sulla qualità dell’aria.
Auto diesel nuove,
eppure…
E’ davvero sorprendente sapere che vi sono vetture diesel nuove di zecca, le quali, pur dotate di filtri, emettono quantità di biossido d’azoto superiori a quelle fabbricate dieci anni fa. Il Cantone fa la sua parte per migliorare le situazione incentivando con il sistema bonus/malus, applicato alla tassa di circolazione, l’utilizzazione di auto che inquinano meno. Ma sul mercato vengono vendute in continuazione vetture molto inquinanti. Tocca dunque al mercato (ai produttori, ma anche agli acquirenti) modificare questa situazione, più che alla politica. Oppure – ragiona la nostra lettrice, la politica imponga ai fabbricanti di auto, se vogliono vendere in Svizzera, il rispetto dei limiti dell’NO2.
Tassa CO2,
eccco chi la paga..
Nel suo scritto Cristiana Maspoli pone una riflessione anche sul CO2 che merita di essere approfondita con una breve indagine. Maspoli, in poche parole, sostiene che a pagarla sono gli inquilini dei palazzi. Vero?
L’anidride carbonica è un gas prodotto, oltre che naturalmente, dalla combustione di motori e impianti di riscaldamento ed incide pesantemente sul clima della Terra, anche se è innocuo per la salute pubblica. La Svizzera applica dal 2008 la Tassa sul CO2; si tratta – spiega l’Ufficio federale dell’ambiente, UFAM – “di una tassa d’incentivazione riscossa sui combustibili fossili, come l’olio da riscaldamento o il gas naturale. La tassa fa lievitare i prezzi, creando un incentivo a ridurre il consumo di combustibili fossili e impiegare maggiormente agenti energetici senza emissioni o a bassa emissione di CO2”.
Un aumento
di quasi il doppio
Dal 2010 la tassa è di 36 fr per tonnellata di CO2, ossia di circa 9,5 cts per litro di olio di riscaldamento. Ma la tassa aumenta se non vengono raggiunti gli obiettivi previsti dalla Confederazione. Ed è appunto quello che sta succedendo: gli obiettivi nel 2012 per la riduzione del CO2 non sono stati raggiunti e “l’aliquota di 36 franchi è stata aumentata a 60 franchi per tonnellata di CO2”, precisa l’UFAM. Ciò significa – spiega all’Informatore un commerciante di olio combustibile del Mendrisiotto – “che dall’1.1.2014 la tassa a carico del cliente, per quanto riguarda la nafta, è salita da 9,5 cts/l a 15,93 cts/litro”. Un aumento considerevole! “A farne le spese – rileva Cristiana Maspoli – saranno gli inquilini dei palazzi, nel mio caso, di Chiasso! In Svizzera la maggior parte della gente abita in affitto nei palazzi; sono pochi, almeno da noi, per quel che si vede, i palazzi che negli ultimi anni sono stati risanati”. Risanamento che può beneficiare (ma non è obbligatorio) di un certificato cantonale, detto CECE, Certificato energetico degli edifici, che può essere esibito sul mercato immobiliariare perché alza il valore dello stabile. Riguarda gli impianti (caldaia, eccetera) ma anche lo stesso invucro del palazzo, spiega “Svizzera Energia”. Tuttavia, siccome il numero di coloro che procedono in questo senso sono pochi, ecco che la tassa sul CO2, negli edifici scaldati con la nafta o con il gas, si ribalta sugli inquilini, ai quali il proprietario addebita le spese. “L’obiettivo di diminuire la quantità di CO2 è lodevole, i mezzi per raggiungerlo proprio no”, conclude la lettrice di Chiasso.
“La vostra lettrice
ha ragione…”
Cosa ne pensa il commerciante di nafta? “Che la signora ha ragione. Non credo che caricando il prezzo di un bene come l’olio combustibile, se ne consumerà di meno” Cosa bisogna fare? “Io, per diminuire i consumi, consiglio di abbassare la temperatura degli appartamenti o, quando fa proprio freddo, di indossare ogni tanto un pullover… E comunque penso che la tassa sul CO2 in Svizzera sia una goccia nel mare: mai, i nostri politici, si sono chiesti, per esempio, cosa succede a 10 mila metri di quota: centinaia di aerei nel cielo sopra la nostra testa ogni giorno bruciano tonnellate di kerosene, vanificando tutti i nostri sforzi di bravi svizeri. Basta andare un giorno a Malpensa, per vedere la quantità di movimenti aerei, è impressionante”. Infatti, si legge nei documenti dell’UFAM, “le emissioni di CO2 generate dal traffico aereo e nautico internazionale non vengono considerate né nell’ambito del Protocollo di Kyoto, né nell’ambito della legge sul CO2”.
“Come, dunque, non dare ragione alla vostra lettrice? conclude il commerciante di olio combustibile. In fondo alla catena c’è sempre l’inquilino, l’operaio, quello che fatica a pagare l’affitto o il capofamiglia disoccupato: persone che nulla possono fare per ridurre il CO2. Tranne pagare”.