Centri giovani, due realtà

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Break Dance al Centro Giovani di Mendrisio

(red.) “Ogni tanto gli anziani, peraltro molto arzilli, ci portano le torte e i biscotti” spiegano i ragazzi del Centro giovani di Chiasso alla vigilia dell’inaugurazione del rinnovato stabile, l’ex lazzaretto, che il Comune, con una spesa di 1,6 mio di fr, ha rimesso a nuovo, assegnando notevoli spazi anche alla sezione cittadina dell’ATTE.
Il lavoro di oggi (mercoledì 13 dicembre, ndr) è di sistemare i locali, affinché tutto sia bello pronto per la festa. Ma se qui ieri sera cittadini e politici hanno brindato al futuro di un laboratorio di attività giovanili che ha felicemente compiuto 25 anni, proprio in mezzo al quartiere popolare di Via Soldini, a Mendrisio lunedì il Centro giovani dovrà fare i conti con il Consiglio comunale, di cui una consistente parte chiede a gran voce di chiuderlo per mancato funzionamento. Prospettiva che rattrista i giovani chiassesi: parlando delle attività che si fanno nell’ex lazzaretto, con una media di 30-35 ragazzi ogni giorno, ma spesso si arriva a 40, utenti e animatori non riescono a immaginare che uno spazio analogo per i giovani a pochi chilometri da lì rischia di chiudere per sempre. Peccato, dicono: anche a Mendrisio, da qualche mese, in coincidenza con il cambio dell’animatore, il centro è ripartito alla grande. Ma prima? Alla ricerca dei perché non ha mai fatto il pieno di giovani, c’è chi in Via Guisan sostiene che i ragazzi a Mendrisio non amano vedere come gli adulti, politici compresi, s’interessano di loro, buttando l’occhio, anche fisicamente, nel centro; non si sentono liberi. A Chiasso c’è un’amministrazione comunale con un capo servizio che dà piena fiducia a tutti: “i nostri animatori ci coinvolgono, ci rendono partecipi al funzionamento del centro, siamo stati noi, con loro, a pitturare la parte bassa dei muri interni, affinché non si sporchino; i politici vengono qui se li invitiamo noi”. Altri ritengono che le dinamiche giovanili, a Mendrisio, sono diverse: c’è la pensilina delle Poste, ci sono stati i porticati della scuola media: quelli sono i luoghi amati dai ragazzi.

A Chiasso si percepisce spontanità e allegria di rapporti fra i ragazzi e fra loro e gli animatori. C’è confidenza. Si realizza l’auspicio del Municipio: nel messaggio del 2015, ancora firmato dall’ex sindaco Moreno Colombo, in cui si presentava l’investimento per rimettere a nuovo il centro, si legge che la struttura, aperta nel 1992, dimostra di essere “una preziosa e ricca fonte informativa, volta ad aumentare la consapevolezza dei ragazzi su molti temi, ad esempio la prevenzione delle dipendenze, la convivenza con persone di altre culture, oltre ad essere un importante stimolo alla partecipazione dei ragazzi alla vita sociale e culturale della città”. Grazie ai nuovi inquilini dell’ATTE è diventato “un esempio di convivenza e collaborazione tra le diverse generazioni”.
Invece, nel capoluogo, il confronto sul centro di Via Franscini si è fatto duro e spigoloso. In croce è finito il dicastero competente e il suo responsabile. C’è chi ritiene che la chiusura non sia la soluzione ideale ma che, dopo aver criticato la poca chiarezza da parte sua, darebbe ancora una chance, a patto che vi sia “un radicale cambio di strategia politica di conduzione”. Sull’altro fronte ci sono coloro che di possibilità non ne dà più; e, anzi, si ritiene che l’attuale campagna a favore del centro, mediante volantinaggio e porte aperte, appare “una mancanza di rispetto versi i due precedenti animatori, lasciati soli, negli anni, a condurre un progetto mai veramente decollato”. E quindi la proposta di riforma, presentata durante le riunioni della commissione della gestione dal capo dicastero “è tardiva”.
Al consiglio comunale, lunedì la scelta: mandare avanti il centro nella speranza che l’affluenza migliori, visto il bilancio degli ultimi mesi; o chiuderlo, pur lasciando invariata la spesa per le attività giovanili della città, potenziando il credito a disposizione per il 2018.
“Ci teniamo, a Chiasso, che gli spazi di Mendrisio rimangano aperti anche in futuro; gli attuali animatori lavorano con entusiasmo, siamo sicuri che stanno facendo bene” si ribadisce in Via Guisan. In città il centro giovanile è una realtà diventata sempre più solida e apprezzata.
Fra gli animatori c’è chi ci veniva appena aperto, essendo la madre una volontaria. Ed ora è felice di lavorare qui, dopo aver frequentato una formazione SUPSI, in mezzo ai ragazzi di oggi.