La “palestra” di Casvegno

0
1383

• (red.) “Ringrazio il Club ‘74 di esistere perché offre attività, ha un senso terapeutico e di socializzazione, mentre in reparto c’è poco da fare, starci è un’agonia”.

È  quanto si legge nel rapporto dell’assemblea mensile del Club ‘74, sul periodico “Insieme”, redatto e pubblicato a Casvegno. Poche righe che mettono bene in evidenza il senso del lavoro di questo gruppo, composto da pazienti e animatori, che ha sottolineato 40 anni di esistenza. Una festa durata a lungo, diversi mesi, fatta di riflessioni, spettacoli, momenti gioiosi, visite alle scuole, inviti; e che si è conclusa con la premiazione di due lavori di diploma condotti da due studentesse in Lavoro sociale della SUPSI, Marinella Vetro e Laura Pizzino Piffaretti. Il premio è stato attribuito ex aequo. Le due diplomande hanno potuto accedere allo scrigno di esperienze del Club avendo un’ottima media scolastica, e hanno preparato lavori di qualità, come ha rilevato la giuria del Club che ha esaminato i lavori. Nel primo, intitolato “Il gruppo, una palestra in cui allenarsi alla relazione”, Vetro si è occupata di un atelier di cucina presso una struttura pubblica della sociopsichiatria situata a Gerra Piano, seguendo un piccolo gruppo di utenti nell’ambito di un’attività legata alla situazione serale della mensa dell’istituto. Nel secondo lavoro, intitolato “Solo i pesci morti seguono la corrente”, Pizzino Piffaretti ha proposto due nuove attività di gruppo nel ventaglio di quelle tipiche del Club ‘74. In entrambi gli studi, ha sottolineato la giuria, vengono messi in evidenza i valori maturati in questi decenni dalla socioterapia di Casvegno: il concetto di orizzontalità, l’assunzione di responsabilità, la distribuzione dei ruoli, la fiducia nell’altro, l’accoglienza. Gli animatori di Casvegno cercano insomma di evitare rapporti di dipendenza con i pazienti, ma di aiutarli ad assumersi delle responsabilità, in vista della dimissione. “Casvegno era sinonimo di sofferenza e di emarginazione e purtroppo lo è ancora”, ha rilevato il Club giovedì scorso, durante la cerimonia di premiazione; “ma certamente il diritto di cittadinanza (quello della parola, della valorizzazione, la partecipazione, il dialogo) sono radicalmente più rispettati, anche se naturalmente si può sempre migliorare; come si è fatto con la contenzione fisica, che è stata abbandonata ed è praticamente azzerata da alcuni mesi”. Un risultato ottenuto grazie anche al Club e al lavoro di sensibilizzazione verso i titolari delle cure, medici ed infermieri, che dura da quarant’anni, iniziato grazie all’intuito e all’esperienza di Ettore Pellandini che diede voce a chi era stato ricoverato. Ivo Fibioli, l’operatore che ha curato a nome del Club ‘74 la relazione con la Supsi, si è complimentato con le due studentesse: “gli allievi e le allieve della formazione in lavoro sociale sono il domani del Club ‘74”. Raffaella Ada Colombo, a nome della direzione medica, ha ringraziato la SUPSI per l’interesse avuto, mentre Pascal Fara, che ha seguito gli studenti nel loro studio finale, ha sottolineato che l’attività del Club 74 valorizza in modo importante la formazione in lavoro sociale.